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Il vento là in alto che sa di mare

Aggiornamento: 2 set 2019



La prefazione di Pasquale Allegro alla silloge poetica "Nuvole inquiete" di Francesca Guarna


Francesca e il suo mondo affascinante fatto di seta, in cui sfilano montagne luce neve e stelle, giostre arcobaleni e fari, Francesca e la tempesta, vista dalle nuvole.

Queste poesie fanno appello alle emozioni, alle visioni nostre delle cose, alla nostra capacità di guardare con levità alla vita, ma con la stessa portata dei soffioni e delle nuvole, di ciò che grazie a un sostegno leggero, eppure in bilico, trova rifugio e rasenta la realtà.

In un equilibrio precario minato da parole sfugge sempre l’essenziale, e i nomignoli con cui si fa chiamare la vita si allacciano discretamente a un luogo silenzioso, come per intuirne la sospensione, il luogo della poesia, l’immenso blu nel cuore della tempesta.

La forma poetica più appropriata per realizzare in modo compiuto il passaggio della foglia in mezzo alla bufera, l’autrice la trova nella meditazione silenziosa sugli accadimenti del giorno appena trascorso, attraverso una lingua estremamente nitida. Per poi conferire voce lirica anche alla solitudine notturna.

Ma l’immaginario rimane quello delle primavere indimenticabili della propria vita, il segreto dietro l’innocenza degli anni trascorsi da tempo, il sapore di quanto tutto sembrava possibile, senza sfumature. Da quando ogni cosa è cambiata, la scoperta che così era e oggi così non è si fa poesia.


Questa raccolta ha dalla sua il vento là in alto che sa di mare.

È un ricominciare altrove, tra i versi, tutto quello che c’è da ricominciare, la magia dell’essere piena di sogni, la sensazione che non ci sia nient’altro di così perfetto al mondo dei sogni, mentre ogni piccola cosa interrotta, ogni breve distanza ⎼ c’è distanza non solo tra le persone, ma anche all’interno di un’anima ⎼ Francesca le ricompone cantando, con quell’attitudine a giocare con le parole tra suono e ritmo, a giocare con la luce come faro dal raggio sicuro.

Ma cela solo una profonda fragilità il faro altezzoso: la luce che si tuffa tra le onde perde di vista la barca persa tra le nuvole. Eppure una silloge come questa, che porta con sé la delicatezza della schiuma dell’acqua che si ritira, ha dalla sua il vento là in alto che sa di mare.



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