C’è stato un tempo per Antonio Candela in cui la sua mente desiderava intraprendere un viaggio a ritroso, ma faticava a tenere saldi tutti i ricordi, e il dito tremolante tra i fogli perdeva il segno della memoria. Già affacciato sulla nostalgia per degli attimi che ricordava appena. La diagnosi della demenza precoce si presentò come un segno di frattura con la vita spesa fino a quel momento, una scoperta che riportava in discussione ogni frammento già certo della propria esperienza. Quel mare che lo impregnava di istanti, quel luogo senza tempo che gli aveva regalato un amore immenso e una serie di nuovi amori, nuove nascite, si ritraeva e insabbiava le impronte già lasciate.
Con questo senso continuo di lenta perdita di sé, Antonio diffidava anche della sua stessa ombra, fino a quando non riuscì a ricavare consapevolezza intorno alla malattia attraverso un canale insolito, un nuovo approccio con la demenza, per restituire di questa compagna inseparabile un’invadenza da scoraggiare. Tramite le poche cose certe, la luce in una notte di preghiera, i suoi occhi scuri si illuminarono e decise di scoppiare a vivere. Di crederci ancora attraversando il traballante ponte sospeso della fiducia in se stesso e in una cura. E le ultime parole sulla soglia della rinascita furono: “Io sono ancora qui”.
Antonio Candela
Io sono ancora qui.
Il mio viaggio attraverso il mondo oscuro della demenza
2018, 104 pag.
isbn: 978-88-85789-07-4
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