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Poesia in caduta libera



La postfazione di Pasquale Allegro alla silloge poetica “La mia generazione veste apatia” di Roberto Addeo


Un verso, solo un verso o anche solo una parola potrebbe bastare a riaprire un varco che in fondo non si è mai chiuso, non con dentro le sconfitte del mondo, né le grandi tragedie, ma dietro i cancelli invisibili dove se ne stanno gli artisti, accasciati in attesa. È l’accesso alla casa delle voci, di quelle voci che parlano alla pelle di dentro, una realtà che si apre solo davanti agli occhi di chi sa guardare il vero nascosto nei nebbiosi e gelidi inverni. Ma non è certo un visionario Roberto Addeo, parla di gemiti la sua poesia, non di quale lingua si parla in cielo, è una poesia ricamata di tormenti, di versi popolati da inquietudini; è come tormentato, lui, da ricordi vividi, frammenti di memoria, alcuni risalgono alla sua infanzia forse e oggi di sicuro è un adulto con il dramma dell’amore e degli addii, e in tutti questi suoi sguardi ritrovi la declinazione della stessa malinconia, la summa della sua esperienza, anche quotidiana.

Poesie di momenti imperfetti, in cui il resto vale niente

Perché c’è un legame stretto tra la sua scrittura e il nucleo della sua esistenza, gli piace la grana della carta, le ore sporche dei giorni, quelle crisi d’ispirazione che durano quanto un buon bicchier di vino tracannato in spregio al bon ton, e gli piace il modo idiosincratico di combinare insieme anima e corpo, sogno e tripudio di vene: scavalco la tua quiete d’ombra/ come un disegno. Poesie di momenti imperfetti, in cui il resto vale niente, in cui a chi gli sta accanto il poeta chiede di sollevarlo o di non mancarlo quando punta al cuore, e che venga dunque la vita o la morte o il sesso scomposto, mentre i secondi passano, uno per uno, lentamente, in bilico sopra la paura del baratro, su questi versi con cui Addeo sperimenta il vuoto della pagina, il futurismo pop con cui accarezza la pagina fino all’orlo, poi oltre si cade e si ritorna soli, in atti reali, in materia palpabile, in una danza dimenticata.




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